Sono circa quattro anni che non abito più nel rione Sanità, venti chilometri mi dividono dal centro storico. Eppure sei giorni su sette sono a san Gennaro dei Poveri, parcheggio l’auto e attraverso tutto, o quasi, il quartiere a piedi. Prima non ho mai fatto niente di simile: oggi percorro l’arteria principale, via Sanità, a volte devio per via Cristallini, scegliendo il percorso da fare: giro per vico Montesilvano, o per il mio amato vico Sanfelice, oppure arrivo più su e salgo le scale di vico Carlotta dove un tempo ho giocato a calcio con i miei amici. Posso anche continuare e inerpicarmi fin quasi al limite, attraversando vico Canale; in ultimo, alla fine della via principale, c’è vico delle Carrette, provo sempre una certa emozione quando passeggio. Salendo la via Cristallini, si trovano tutti sulla sinistra e portano tutti alla via santa Maria Antesaecula, dove sono nato.
Raggiungo i tre decumani passando per via Duomo, lavoro di mattina o di pomeriggio, ritorno di nuovo nel quartiere, stavolta Porta san Gennaro mi mostra da lontano i colori dei palazzi del rione. Nel mezzo c’è via Foria. Adesso mi fa rabbia vedere che ancora oggi i motorini, e a volte anche le auto, camminano in controsenso. Ma purtroppo non c’è nulla da fare, sono anni che la rete del rione Sanità chiede l’intervento permanente di un’auto della polizia municipale. Sempre la stessa risposta: non abbiamo abbastanza uomini.
Massimiliano che lavora alla via Luca Giordano, mi ha detto che in quest’ultima strada ci sono almeno 10 poliziotti municipali; Gianluca invece, che lavora a Spaccanapoli, afferma la stessa cosa … Ma perché da noi non è possibile avere due o tre vigili che controllano, che fanno le multe, e che, soprattutto, arrestino gli scooteristi killer? Difficile per un rione che cade a pezzi da anni, difficile organizzare la collettività, meglio esaltare il singolo pasticciere o la singola pizzeria o la guida turistica. Quando si fanno cose del genere in realtà si tende a nascondere il fallimento. Si esalta la singola associazione, così come si esalta la moda, per distogliere lo sguardo altrove, porre le basi di un cambiamento inesistente, fatto solo di fumo mediatico. Le belle parole si sprecano, mentre nel sottosuolo migliaia di persone navigano nella disperazione.
Questa disperazione in verità nessuno la sente e nessuno la vede: la povertà, non poter comprare il latte o il pane, oppure un cellulare, è nu scuorne! Quanto più è grande la vergogna tanto più è muta la sofferenza. I vicoli della Sanità mi accompagnano sempre, e tra salita Miradois, vico Cristallini e vico Lammatari, bhè proprio non saprei chi, tra i più fortunati, napoletani e non, riesce ad “arrivare” alla fine mese. Anche Eduardo, dopo la seconda guerra mondiale, disse la stessa cosa: “i poveri ci sono ve ne devote fare una ragione”, ma molti non ci hanno mai creduto, in fondo gli americani hanno portato il benessere. Così come i vicoli, salendo la via di cui sopra, svoltano tutti a sinistra, il quartiere ha sempre rievocato il suo passato tradito, indebolito, ambiguo, mescolato, ma pur sempre passato da scrivere, da ricordare, da raccontare. Mi consola il fatto che anche Eduardo, a suo tempo, è stato isolato. Evviva! [+blogger]