Vicoletto san Gennaro dei poveri è destinato a vivere la sua marginalità, non sono bastati interventi, mazzate, allucchi, fotografie, filmati ecc. L’inizio di questa settimana è cominciato all’insegna dell’occupazione e la chiusura “clandestina”, fatta dalle donne che abitano in questa strada. Ancora una volta: carabinieri, polizia municipale, pompieri, tecnici; in più le urla, le bestemmie e i rimproveri della gente sono saliti alle stelle. “La solita scenata napoletana” direbbe qualcuno. Il solito vicolo eduardiano, anche se, questa volta, le premesse sono tutte dettate dalla vera sceneggiatura. Ecco il quartiere, ve lo presento!
Le donne mi hanno riferito che “questa volta è definitivo, l’intervento si deve fare, devono aggiustarlo subito”. Ma in realtà sono più di due mesi che il pertuso giace così nell’indifferenza. Appilat’ stu buco, ca fet’ ‘e saittella, sbraitava una dalla finestra. Altre persone per strada discutevano animatamente con le forze dell’ordine. “Voi non potete chiudere una strada” ha detto il tutore della legge, “noi qui murimmo dalla puzza, la strada sprofonda pericolosamente ogni giorno, qui ci passano camion, auto, moto e se ne po’ scennere da nu mument’ all’ato. La confusione perdura per qualche ora. Ecco il quartiere, ve lo presento!
Marotta in persona riscrive ancora “l’oro di Napoli”. Nel frattempo il vicolo si riempie di gente, i curiosi discutono, anche se nun s’ne fotten’ nu cazzo! Ma Ciccio che abita in un basso con la sua famiglia, proprio di fronte a quella voragine, l’odore nauseabondo ce l’ha sotto il naso giorno e notte. Ciccio s’appella alla dignità degli uomini usando un napoletano marcato. ‘A Pussillepe nun so megli’e nuie!, n’copp o cesso simme tutt’ ‘o stess! Traduco le parole, identiche alla frase di Aristotele che ho letto da qualche parte: “La dignità non consiste nel possedere onori, ma nella consapevolezza di meritarli”. [+blogger]