il sole che acceca il rione

Sopra il ponte della Sanità, sguardo in giù nella vallata, brillano i colori filtrati dai raggi del sole. Leggo che il killer di Genny, oggi 21 anni, quando ha ucciso ne aveva solo 19, chiede scusa alla famiglia Cesarano. Emessa sentenza di ergastolo. Cosa devo pensare… non si può difendere un ragazzo che ammazza un suo coetaneo. Ma anche il killer oggi è morto, lui lo sa, ecco perché chiede perdono. E’ triste.

Io quando avevo 19 anni mi svegliavo sempre con un pensiero fisso: voglio una donna! Era in “crisi” permanente. A Genny l’ho visto nascere, sono nato anche io in quello stesso palazzo alla via santa Maria Antesaecula. Un giorno lo vidi seduto sulle scale con una ragazza, immaginai subito la mia adolescenza. Lui salutava sempre. Salutavo sempre anche io.

Immagino la realtà. Immagino il quartiere che ogni anno organizza il carnevale con oltre mille bambini. Spesso incontro lo sguardo della mamma di genny, mi ha sempre chiamato con un altro nome. La forza degli sguardi, dell’empatia, dell’unione che allevia il dolore, che ti forma, che ti rallegra. La forza di un rione storico, del caos allegro, delle paure indefinite, della vita che scorre abbondante come l’acqua che sgorga dalla bellissima fonte di Capodimonte.

Dalla via santa Teresa degli Scalzi, le tredici cupole sovrastano la piazza, immenso splendore di case e uomini, così come la doppia ipsilon del borgo vergini, che stordisce e incanta. Perché il desiderio di ammazzare? Sono nato in un immenso spettacolo, un circo Jodorowskyano che si definisce da solo. Non ho cambiato idea sui centauri chisciottiani, nel quartiere continuano ad esserci dame, cavalieri erranti e giocolieri impazziti. [+blogger]

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  1. Gina ha detto:

    Molto bello questa riflessione.

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