Desolato, verso le ore 14,00 sotto il sole che illumina piazza Sanità. Lavori in corso per la video sorveglianza, un bene, un male, non si sa. Incontro un cittadino del quartiere che mi dice: “fanno tutto loro, qui adesso non si può far nulla”. Continua il pattugliamento delle forze dell’ordine, un luogo militarizzato da diversi mesi. La Sanità sbilancia.
Eppure i riflettori si sono accesi diverse volte, alle promesse, che vanno mantenute, ci crede solo mia figlia di quattro anni. Mauro mi continua a ripetere che è stanco. Ma continua. Nessun pessimismo, i murali portano allegria, anche se noi abbiamo bisogno di consistenza, di solidarietà, di unione.
“Per amor del cielo, non lamentativi (non lamentiamoci), che finite per cadere nel solito piagnisteo napoletano”. Intanto Totò fa le corna. Figuriamoci che una pizzeria si definisce “pizzeria industriale”, alla mcdonald, oppure alla mister bean. In un episodio animato il protagonista combatte contro un mafioso che distribuisce, monopolizzando, l’invenzione partenopea.
L’ultimo articolo scritto risale al 4 settembre. Si parlava di calcio, l’eccessivo che non spaventa. Un umo che non fa un cazzo, un procuratore, guadagna la somma che io neanche se vivessi trecentomila anni riuscirei a guadagnare. Ma si sa, il lavoro è lavoro: quello del pezzente che chiede la carità, oppure quello del parcheggiatore abusivo o dell’evasore fiscale. Le differenze in questo caso ci sono? La qualità della vita è vista attraverso le rappresentazioni sociali. [+blogger]