Ripropongo un articolo del 2 maggio del 2010. Spesso mi ritornano in mete le differenze. Avrei voluto scrivere altro, magari dei colori che si possono ammirare nel cimitero di Poggioreale.
Napoli è una città nobile sopra, in collina: Vomero, Posillipo, signori ricchi di indole perbene, aria buona, alberi, parchi ecc. Sotto i quartieri Spagnoli, Montesanto, la Sanità. Luoghi che spezzano la città in due, se considero le periferie come “non luogo”, dove buona parte di napoletani si sono rifugiati per viltà. Anche nel cimitero di Poggioreale si conferma questa configurazione spaziale, con una caratteristica che ribalta la tendenza: sotto, ai piani bassi i nobili, ricchi e benestanti; ai piani superiori, qualche tirchio e gli impiegati (primo, secondo piano); ancora più su gli operai e i nulla tenenti che, all’ultimo piano della palazzina, occupano il sesto o il settimo loculo. Per pregare hai bisogno della scala altrimenti da giù, rischiando un forte torcicollo, implori la madonna sperando che nessuno debba passare per il corridoio stretto e lungo.
Stamattina mi è successo una cosa simile: mio padre, operaio licenziato senza liquidazione, e con i contributi pensionistici al minimo, dopo 40 anni di lavoro è morto scegliendo il loculo superiore al 4° ed ultimo piano di questa palazzina che, per fortuna, vanta di avere l’ascensore. Che delizia! Dopo aver vissuto in un palazzo con barriere architettoniche nel rione Sanità, finalmente un altro stabile degno della sua persona, con l’ascensore per le anime purganti.
Quando arrivo, la prima cosa che faccio è prendere la scala, se per caso è occupata aspetto il mio turno e, appena libera, essa mi porta in alto fin quasi a toccare con la testa il soffitto imbiancato da poco. Passano circa 2 minuti e da sotto la scala sento uno più nobile di me, che vestito con i panni della domenica, con la figlia e la moglie rigorosamente vestita in nero, con décolleté da svenimento, mi dice testuali parole: “ci vuole molto?”.
Non rispondo subito. Continuo a tenere la mano appoggiata alla foto che mostra il mio caro in giacca e cravatta. Il signore nobile alza la testa e mi guarda in continuazione. Appena distolgo lo sguardo, abbasso gli occhi e mi accorgo che ha un bel bouquet di fiori nella mano sinistra, insieme a lui mi guarda anche la figlia piccola. La moglie invece non alza gli occhi, ma io vedo ben altro da lassù. Accenno a qualcosa come, “prego”… scendo dalla scala e mi faccio da parte. Lui aggiusta i fiori, prende l’acqua, bacia anche gli altri loculi; dopo 10 minuti d’iniziazione posiziona tre sgabelli vicino alla tomba. Si siedono lui e la sua famiglia in silenzio, interrotto solo qualche volta dalla piccola.
Avrei voluto abboffarlo di parole, di imprecazioni, avrei voluto essere maleducato, incivile, abbietto, volgare e cinico. Invece non ho detto una parola, ho pensato invece, che lui e il suo loculo sono sotto, mio padre invece sopra, forse più vicino a Dio, Buddha, Allah, Maometto… finalmente ce l’abbiamo fatta, finalmente quando hai vissuto per tutta la vita nei bassifondi napoletani alla fine ti ritrovi superiore, ti ritrovi nobile e ricco. [+blogger]