peppino il tifoso

Peppino ha 72 anni, ha una pensione di 600€ al mese e una figlia emigrata 32 anni fa. Ci incontriamo poco perché non esce quasi mai di casa, quando mi vede ricorda sempre che so ‘o figlio ‘e Vicienzo ‘o baffone, che faceva ‘o scatular. So che lui è un grande tifoso del Napoli e che la maggior parte della giornata la passa a vedere la tv: i programmi sportivi e soprattutto quelli calcistici lo incollano per ore sulla sedia. E’ felice quando gioca il Napoli. Ogni volta che lo incontro, non gli chiedo come va la salute, se ha problemi economici, se si sente solo, ma gli domando sempre la stesa cosa: come ha giocato il Napoli?, cosa ne pensi dell’allenatore?, chi è il giocatore più forte?, secondo te la Juve ruba veramente? Peppino è un fiume in piena. Sono sicuro che sono proprio queste le domande che vuole sentirsi dire. Peppino è malato da tempo, non può permettersi né le cure né una persona che lo accudisca, ma lui quando spiega le sue tesi sulla squadra del cuore è “incandescente”, la sua è una lucidità cristallina e di una competenza chiara, esplicita, che non dà luogo ad equivoci.

Mi piace molto sentirlo parlare dello scudetto del 1987. “Qui, nel rione, non si vedevano più le finestre dei palazzi, gli striscioni di bianco e azzurro avevano sepolto la realtà, la tristezza della partenza di mia figlia fu cancellata per lasciare spazio all’entusiasmo, agli urli, alla soddisfazione mai provata. All’epoca ero già solo (‘e senza n’a lira), non andavo allo stadio, ma avevo incollato una radiolina alle orecchie. La voce di Bruno Pizzul e Sandro Ciotti mi rianimavano dalla solitudine. I preparativi per la festa erano incredibili, ricordo che a Forcella n’a pasticceria chiuse, con un capannone, una parte della strada, sotto n’a torta gigantesca che fu mangiata da tutti con le mani appena finì la partita Napoli Fiorentina. D’int ‘a Sanità Poppela, a Brasiliana, o canteniere, offrivano tutto gratis per la gioia. La gente si pittava d’azzurro, se tegneva ‘e capill, se parlava spagnolo.

Peppino mi saluta. Non so se gli fa più bene la fantasia o la realtà. Tutta la sua vita mi è stata raccontata da mio padre, ma per contrasto oggi non voglio scriverla. So solo che la sua storia accomuna molta altra gente, ed accomuna mio padre e mia madre che, pur non essendo tifosi, hanno festeggiato per strada il primo scudetto del Napoli. [+blogger]

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