l’attesa passiva

Splende quasi sempre questo rione, spesso guardo le sue bellezze attraversando la via santa Teresa degli scalzi. Da ponte posso ammirare “l’attesa passiva” del quartiere. Appena apro il libro di Carmine Abate (scrittore arberesh), dal titolo “L’attesa delle Felicità”, leggo: I tempi sono tre: presente del presente, presente del passato, presente del futuro. Queste tre specie di tempi esistono in qualche modo nell’animo e non le vedo altrove: il presente del passato è la memoria, il presente del presente è la visione, il presente del futuro è l’attesa. (Le Confessioni, sant’Agostino, libro XI) 

Il presente del passato.

I lavoratori che nel silenzio verso le sette del mattino scendono per le vie del rione, chi con la sua auto parcheggiata per strada, chi con un motorino, chi con l’autobus o a piedi. Le case, i bassi, la gente per strada, la malavita, la confusione che ti fa aver paura, i drogati, la brava gente. Mio padre solo perché ha un posto di lavoro come operaio, è considerato un privilegiato. Gli arricchiti, i venditori di sigarette (i sigarettari), gli spacciatori, la chiesa, le suore, i malati di Aids, la camorra. I falegnami, le guantaie cucitrici nelle loro case, il ciabattino alla via Vergini, il venditore di auto rubate, l’ambulante di uova fresche, le “barchetele” della domenica mattina in piazza Sanità. Troppo è il passato del passato… brutto, bello, normale che sia.

Il passato del presente.

Negli anni ’80 un politico disse che ci volevano almeno 40anni per cambiare, in meglio, il rione; l’altra settimana ho sentito un altro politico dire: “qui ci vogliono almeno trentacinque anni per sistemare tutto”. Per alcuni le cose stanno cambiando, se ci credono va bene, la visione aiuta la coscienza (non ironizzo). Da qualche anno stanno girando molti film nella Sanità, in realtà anche in passato è successa la stessa cosa. Il passato che ritorna, in meglio, in peggio, non lo so ancora, riflette una condizione al limite, un equilibro mai rotto che trasforma la festa del “Munacone” in un’attualissima notte bianca. Non è sbagliato plasmare passato e presente, è sbagliato però creare falsi miti, rappresentare qualcosa che già in partenza è fallita. La ricchezza che crea speculatori è più vecchia del mondo.

Il passato del futuro.

L’attesa passiva della gente della Sanità, la mia identica attesa. “Un eroe salva questo quartiere”. Per qualcuno c’è stato don Giuseppe Rassello. Per altri i preti non hanno mai combinato nulla di buono, i monaci della chiesa di s.m. della Sanità sono un esempio lungimirante del passato… e del futuro. L’attesa del posto di lavoro, anch’essa sfumata con le illusioni politiche. In queste attese però c’è una differenza qualitativa enorme, una di quelle differenze che si fatica a comprenderle. Il “succo” di quello che non ha saputo fare l’eroe, il politico, il prete di turno, lo fanno gli “ignoranti”, il “corrott0 che si trasforma”, il drogato che ha smesso di drogarsi ed ora ha una sua officina meccanica, lo scippatore che oggi lavora in pasticceria, il venditore di hashish che fa il garagista. Anche io scrivendo quest’articolo sono passato dal pessimismo all’ottimismo senza accorgermene. E’ la mia attesa passiva. [+blogger]

 

 

 

 

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