Qualche giorno fa ho letto su un social una tipica “appiccicata”, con finale da denuncia, qualcosa che si avvicina molto allo scambio d’ideologie del passato. “Il più forte aveva la meglio anche se in sostanza aveva torto”. Difficile demolire le convinzioni di una polemica antica. Ognuno resta sui suoi passi. E’ stata la controversia di un vicolo, di acqua scaraventata e di insulti detti in silenzio. Da quello che ho potuto leggere, il proprietario di un locale si è lamentato che dai piani superiori è arrivata acqua che ha bagnato i suoi clienti. Sempre sulla pagina del proprietario, ho letto che erano le 23 e che stavano suonando musica senza disturbare troppo. Dell’altra persona che ha commesso “l’illecito” non c’è traccia. Ma l’argomento forse, è un altro.
C’è gente che non ha voglia di ascoltare musica fino a notte fonda, così come c’è gente che pensa che un quartiere aperto ai baretti è più sicuro. Ritorno su di un vecchio discorso trapassato. Lo scontro impera con o senza una ragione? E non è poi così lontano da quello che ho visto più volte sui balconi o sulle finestre o tra i pianerottoli dei palazzi. La convivenza mette a dura prova i diritti e i doveri, e la mia libertà è la tua impotenza.
Non posso esprimermi molto sulla discussione, perché non ho avuto modo di ascoltare le parti offese. Ma alla signora Prassede darà sempre fastidio che la signora Giulia stenda le lenzuola del letto fin giù al suo balcone. Per contro, Giulia ribadirà sempre alla signora Prassede, che quello è l’unico modo per asciugare i panni. C’è solo un piccolo particolare che infittisce di trama una semplice discussione. I social sono amorali. Una stupidaggine direi? I commenti sono stupidi, tanto più sono numerosi. La spiegazioni sono blande. I giudizi predeterminati. Eppure questo mezzo di comunicazione era nato per democratizzare le masse all’informazione. Invece, purtroppo, buona parte di esso è diventata merce per notizie al miglior offerente. Non sfuggono le contaminazioni filosofiche e le iniziative eroiche. Bene. Da molti anni abbiamo un mezzo dove poter sfogare la nostra rabbia. In passato non ci era permesso, venivamo zittiti prima ancora che le cose succedessero. Internet non è sbagliato, quello che fa male è l’onnipotenza.
Ormai la critica è uguale alla tv generalista. Da una parte c’è qualcuno che parla o scrive, dall’altra migliaia (a volte milioni), di persone che possono vedere e giudicare, e oggi anche commentare. Questo fenomeno conferma i ragionamenti e li ingloba nella riflessione più assoluta. Assolutismo. Quando due persone fanno a mazzate, c’è quasi sempre chi divide. La divisione sui social non è possibile. C’è solo la ragione, la mia ragione, le mie perplessità. Scrivo per confermare quello che dico. Anche alcuni libri pubblicati di recente si esprimono in questi termini. Ma per fortuna non è sempre così. [+blogger]