un caso umano

“Hai visto, per visitare una stanza nel rione, il biglietto d’ingresso è di euro 25; per i bambini, invece, è ridotto a 12 euro”. “Ho sentito, ma non è un po’ troppo? Neanche nei musei più importanti d’Europa  si pagano questi soldi“. “Ma cos’è, chi è?“. E’ un privato che ha investito nella Sanità”. Allora è il caso di dire: A la faccia del bicarbonato di sodio“.

In questo caso sarebbe sacrosanta una risata, se non fosse per quell’accidenti di economia che travalica tra la filosofia e l’esaurimento. E se non fosse per quell’ideologia della felicità che alcuni sentono più degli altri, avremo il sacrosanto diritto di bestemmiare, di scalciare e di maledire il giorno in cui il primo turista ha messo piede sui cazzimbocchi della Sanità.

Ma chi è il responsabile di tutto questo? Nessuno protesta se mangi gourmet, ma l’appetito è un’altra cosa. Non si parla più di fame nel rione? Capisco, sono indietro di duecento anni. Gli altri, se non ce l’hanno fatta, è perché Dio in persona li ha castigati. Vecchi e nuovi socialismi, avrebbe detto un ex prete della Sanità. Ma per caso, a gestire la stanza di cui sopra, sono i cattocomunisti? I.D.E.O.L.O.G.I.A. Altra parola che deve scomparire dal vocabolario sanitanese. Forse sono vecchi liberali o quelli di comunione e liberazione?  Oppure i missini che tornano alla ribalta? Una cosa è certa. Quelli della nostra “razza” sono inappropriati a gestire l’organizzazione civile. Il quartiere finalmente è libero, libero di pensare, di esplodere, di fornicare e di stravolgere anche i libri classici.

Se tutti quei cavalieri sui motorini, che sfreccino incurati della strada e di chi ci cammina, mentre dall’altra parte la civiltà intrapresa sfoggia i suoi migliori abiti da “il Carrozzone”, barattassero il più meschino usufrutto, sarebbe pur segno di squilibro mentale. Ma lo squilibro non è del tal pancione con le guance rosse, ma di chi si aggroviglia per cercare di uscire fuori da questa immonda situazione. La questione non può essere risolta razionalmente. E allora, che si fa? Il lavoro, guadagnare dei soldi, è piacere incondizionato. È rispetto (parola da abolire al più pesto), perché l’altro suda, svilisce, progetta e inventa la sua democrazia. S’invecchia, e chi se ne frega. Tutti pagheremo la stessa sorte. Ma con la pacia piena è un’altra cosa. [+blogger]   

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...