il “pubblico” non esiste più

Il privato è bello, il pubblico è brutto. Il privato è pulito, il pubblico è sporco. Il privato è signorile, il pubblico è rozzo. Il privato è attento, il pubblico è distratto. La spiaggia privata è attrezzata, la spiaggia pubblica è sguarnita.

Sono stato in Sicilia e ho campeggiato per diversi giorni nei pressi dell’isola delle Femmine. Un luogo incantevole, straordinaria natura del creato. Questo luogo magico è sporco e puzza. Le spiagge, quelle che restano, o le sue insenature rocciose, sono inguardabili. Puoi vederle solo da lontano. Da vicino disarmano i più entusiasti. Le piccolissime spiaggette pubbliche sono infestate da rifiuti di ogni genere, così come la strada che costeggia il litorale. Molti edifici sono dismessi e diversi materiali, speciali e di risulta, sono lasciati all’incuria e alla proliferazione. Nei circa trecento metri che separano il campeggio da una spiaggia del mare “pubblico” ho visto di tutto: cassonetti divelti, cassette di plastica, ruote di motorini, legno marcio, ferro arrugginito; sulla spiaggia invece, fazzolettini con la salsa, ossa di pesche, mozziconi di sigarette, bottiglie rotte e qualche assorbente. Questo pezzetto di Sicilia, non è stato ancora privatizzato. Cosa differente se mi sposto a pochi chilometri di distanza. A Mondello, il litorale invece è pulito. Risaltano le recinzioni mastodontiche che i gestori dei lidi privati hanno fatto per circoscrivere le spiagge. Migliaia di metri quadri recintati lasciano solo qualche metro pubblico per i “disoccupati”. Simile la strada del lungomare, con una differenza molto marcata: a Mondello ci sono ristoranti e pizzerie, friggitorie e negozi turistici, info point e distributori automatici, lussuose vetrate e, soprattutto, una ottima organizzazione manageriale e una politica decorosa. Esattamente il contrario dell’isola delle Femmine.

Non so perché ma ho avuto l’impressione (ma non c’è da stupirsi), che l’incuria sia indispensabile, che lo sporco sia necessario e che l’abbandono è la diretta conseguenza di uno scenario magnifico. In un luogo naturale meraviglioso il distacco pubblico/privato deve essere netto, conciso, deve essere disarmante con una dicotomia che non lascia fraintendimenti: il pubblico è schifoso così come il privato è fascinoso. Più si accentuano queste caratteristiche più c’è la possibilità di una manipolazione e di interessi singoli. Non mi stupisco se tra qualche anno anche l’Ìsula ri Fìmmini diventerà accogliente.

Le foto che ho postato parlano chiaro, ma l’articolo non va letto sono in relazione all’isola delle Femmine. La Sicilia è l’isola più bella del mondo. L’articolo ha un più ampio respiro e funge da esempio per molti altri luoghi italiani. 

Non c’è più spazio per il pensiero comune, ormai le differenze qualitative di vita e di aspettative sono tutte dettate dalla privatizzazione strisciante. Essa non lascia dubbi. A Napoli sta succedendo la stessa cosa (e anche nel rione Sanità); in Puglia, in Calabria, nelle grandi città del nord e nei piccoli borghi del centro sud, per non parlare della costiera amalfitana. 

A Luglio sono stato a Minori. Ho pagato 5 euro all’ora il parcheggio. Ho sostato in una piccolissima spiaggia con i motoscafi che a pochi metri di distanza imbarcavano decine di turisti e, allo stesso tempo, la nafta per il motore. Una puzza incredibile senza possibilità di protestare. Una stanza d’albergo a Rimini costa 150 euro senza colazione. Alla Sanità per andare a visitare gli ipogei (una piccola stanzetta sotto terra), devi pagare 25 euro. Ma il bello è anche questo, il costo del privato fascinoso mette in crisi anche i più poveri. Il discorso è pressappoco questo: faccio una vacanza breve ma la faccio bella. In quest’ultima frase tutta la tristezza di un dramma che non ha via d’uscita. Peccato, perché non farò mai più una vacanza in vita mia. [+blogger]   

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