ricatti

Qualche settimana fa, quattro persone sono andate a mangiare la pizza in una pizzeria della Sanità: hanno pagato 220 euro. Mia sorella cerca lavoro, ha 52 anni, da poco ha perso il marito. In un negozio di Qualiano, in provincia di Napoli, le sono state offerte ben 70 euro alla settimana per 6 giorni lavorativi, 4,5 ore al giorno di lavoro. Mia sorella sembra più giovane, ma quando hanno sentito l’età, hanno rifiutato la proposta dicendo che è troppo grande per svolgere quelle mansioni. Mio nipote ha 35 anni, cerca lavoro anche lui. Per trasportare merce da un posto all’altro della città, si sono prima informati se era motorizzato, gli hanno proposto 15 euro al giorno, benzina esclusa. Qualche mese fa ho visto un annuncio privato, su di una pagina di un social: “Cerco badante per persona anziana disabile; bisogna farle da mangiare, portarla in bagno, cambiarla e soprattutto farle compagnia. Preferenze: patente di guida, intenditrice di frutta e verdura, buon rapporti sociali, disponibile a fare qualche notte, non sposata. Paga mensile per 8 ore al giorno, dalle ore 9 alle ore 13 e dalle ore 16 alle ore 20 euro 800 con contratto, contributi, ferie pagate (con accordo presi precedentemente sul periodo)”.

La differenza sottile sta in quel paga mensile per 8 ore al giorno. Ho approfondito. Significa che bisogna lavorare tutti i giorni, compreso le domeniche; e le ferie, invece, significano i giorni di riposo.

Nel libro di Mario Borrelli, dal titolo, Napoli, d’oro e di stracci, c’è scritto una cosa molto interessante riguardo al lavoro dei napoletani. Riporto testualmente: “Un napoletano, premesso che lavori in proprio, sgobberà per sé e per la propria famiglia, l’intera giornata e metà della notte; ma se lavoro per profitto altrui, allora è un altro paio di maniche. Cosa che naturalmente è stata debitamente osservata – e divulgata con amarezza – dai suoi imprenditori”.

Mai definizione più appropriata alla mia condizione lavorativa: frustrazioni e stato di confusione psicologico (per fortuna ho lavorato solo pochissimi anni alle dipendenze). Tutto ciò è rappresentato da uno stato di illogica distruzione di ogni forma di sussistenza collaborativa. Tutto ciò è legittimato da una forma di economia che disgrega ogni elemento di comprensione e di accordo. Solo una può essere la soluzione, la più difficile, la più assurda e la più disgregante possibile: il lavoratori devono tutti, senza esclusione di nessuno, smettere di lavorare. Non devono scioperare, ma smettere così da un momento all’altro di produrre, come è successo per buona parte delle aziende durante la pandemia da covid19. La soluzione più stupida e mai attuata, è la soluzione più efficace e la soluzione più dirompente. [+blogger]

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