la legge della sopravvivenza

Ho amici e parenti che quasi tutti i giorni pubblicano video e/o articoli contro rom e immigrati. Eppure so che non sono razzisti, non lo sono ne per ideologia né per patriottismo. Ieri repubblica ha pubblicato un articolo di Conchita Sanino dal titolo: “Napoli, bruciato l’ingresso di un basso dove vivono i nigeriani. E’ razzismo”. Perché si scrive “prima gli italiani”? Che significa? Perché tanto accanimento contro i più deboli? Perché, prima dell’insediamento di questo nuovo Governo, post e foto contro i barconi del mare venivano pubblicate di rado? Cos’è che ha scatenato questa furia intollerante?

Se volessi fare una ricerca metodologia e scoprire le assurdità che stanno dietro l’intolleranza, metterei in relazione il fatto che nel 2018 (inizio 2019), l’aumentare della vendita delle buatte di pomodoro ha aumentato la crescita dei giudizi razzisti. Una relazione stupida così come è stupido scrivere senza conoscere del perché di questi eventi. E’ un errore che commettiamo un po’ tutti, ma il crescente aumento dell’intolleranza è frutto di una conseguenza politica normale, come normale era il giudizio quando altri partiti erano al potere.

In altre parole, presumo e spero in una crescente voglia di sperare, di credere in qualcosa, giusto o sbagliato che sia, di relazionarsi con qualcuno o con qualcosa che … la pensa proprio come me.  Una relazione per difendersi da un male che non si sa da dove viene, non lo si conosce affatto, si sa solo che è un mio problema che, in qualche modo, devo risolvere. Questo, diciamo così, capro espiatorio, è la normale conseguenza della vita che cerca sbocchi per non esplodere, per credere ancora che la sofferenza è forse un castigo, e che la felicità è scaturita direttamente dal giudizio di dio. La legge della sopravvivenza non è solo mors tua vita mea è anche desideri miei contro desideri tuoi, è anche ricchezza mia/povertà tua.

Lungi da me difendere gli intolleranti e i razzisti che hanno pur sempre problemi psicologici;  gli uomini attaccati alla terra non possono credere alla vacuità e alla vuotaggine dell’esistenza; un collante sociale deve pur esserci per non perdere la bussola. Parafrasando un concetto di Arnold van Gennep, la morte è una vergogna, ecco perché c’è bisogno di un rito, un rito di passaggio, che trapassa l’anima in un’altra realtà viva, umana, definita e circoscritta. Non possiamo e non vogliamo conoscere un’altra realtà al di fuori di questa, in qualche modo l’insieme deve ritornare, pur se esiste tutto e il contrario di tutto, le radici devono essere ben salde per sopravvivere all’oblio della esistenza umana. [+blogger]

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