Pubblico integralmente l’articolo di Giovanni De Mauro uscito sull’Internazionale di Settembre. Per non dimenticare la nostra liberà, la nostra privacy.
“Ecco le nuove telecamere installate in via di Brozzi. Solo cinque anni fa erano 150, oggi siamo a quota 818 in tutti i quartieri. L’obiettivo è rendere Firenze la città più videosorvegliata d’Italia, perché la sicurezza dei cittadini viene prima di tutto!”. Faceva una certa impressione leggere a metà agosto il tweet di Dario Nardella, sindaco di Firenze, proprio nei giorni in cui a Hong Kong i manifestanti usavano i laser per confondere i sensori delle videocamere di sorveglianza e abbattevano i pali su cui erano montate.
È chiaro che c’è molta propaganda: diversi studi affermano che la videosorveglianza non aiuta a ridurre i reati. Nel caso di Hong Kong, alcuni spiegano che le videocamere davvero pericolose per la privacy sono quelle meno visibili. Ma quando si combinano con i software di riconoscimento facciale, sempre più precisi grazie ai progressi dell’intelligenza artificiale, la questione diventa davvero preoccupante. In Cina queste videocamere sono ovunque: negli aeroporti, ai bancomat, nelle scuole.
Maja Pantic, dell’Imperial college di Londra, spiega tra l’altro che la quantità di dati elaborata dagli algoritmi è ormai talmente grande che gli stessi sviluppatori non riescono più a capire in che modo i software ottengono risultati così efficaci. Se poi il riconoscimento facciale è unito a strumenti come gli smartphone, che tracciano spostamenti, pagamenti e conversazioni, ecco un mezzo di controllo straordinario e, nelle mani di regimi autoritari, un potente strumento di oppressione.
A chi dice che il problema non lo riguarda, bisogna ricordare le parole di Edward Snowden, l’ex informatico della Cia che ha reso pubblici i programmi di sorveglianza di massa statunitensi e britannici: “Sostenere che non si è interessati al diritto alla privacy perché non si ha nulla da nascondere è come affermare che non si è interessati alla libertà di espressione perché non si ha nulla da dire”. [fonte internazionale.it]
Controllo continuo e costante, a scuola tutti facevano foto e filmati ai bambini e nessuno, compreso il preside e la prof, diceva nulla. E’ tutto normale, ed hai ragione a pubblicare quest’articolo. Con la tecnologia che zampilla indisturbata la gente non ha più un cazzo da dire.
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Molto bello l’articolo bisogna rileggerlo.
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