l’arte della gioia

Le descrizioni dell’amore e del sesso, sia con gli uomini e sia con le donne, che Goliarda Sapienza fa nel suo romanzo, “L’arte della gioia”, hanno in parte la stessa poeticità de “il Cantico dei Cantici”. Rivolgo la mia attenzione non sulla protagonista anarchia, ma sulla sua presenza/fisicità, sulla sua concezione dell’amore, sulla sua filosofia del bello inteso, appunto, come arte della gioia e incanto, come passione ritmica che ascolta, che sogna e s’addormenta. Goliarda inizia la sua narrazione così: E fu così che seguendo le mie mani spinte dagli urli scoprii, toccandomi là dove esce la pipì, che si prova un godimenti più grande che mangiare il pane, la frutta. Modesta, la protagonista del libro, ama allo stesso modo gli uomini e le donne, e il suo amore non è ideologico. Spinta fino alla conquista della concezione della natura che smuove masse di materia circostante, la “poesia” si interseca con la vita, degna di essere vissuta così come la morte. Modesta ama Tuzzu, ama Beatrice, ama Carmine e il figlio Mattina. Ama Carlo, Nina, Marco, Joyce; Modesta ama i suoi figli e tutti quelli che ha adottati: Modesta ama la sua cameriera Argentovivo, e ama i poveri senza nomi che per un po’ di considerazioni fanno la marcia su Roma. Infatti quando definisce la rivoluzione dice che essa non è altro che una legittima difesa contro chi aggredisce con l’arma della fame e dell’ignoranza. Ama e odia così tanto che quando Carlo viene ammazzato dai fasciasti non ha pietà per i suoi aguzzini. Ama il mare e le definizioni che Tuzzu le regala con la sua esperienza. Ma soprattutto ama il suo corpo così come i corpi degli altri. Il libro è una forza al femminile, ma non umilia gli uomini, ci dialoga, prende posizioni, li aggredisce, li odia e sa come “sottomettere” il potere: Anche l’uomo ha una mutilazione. E quale sarebbe? Non può creare carnalmente una vita.

Gli anni della seconda Guerra Mondiale. Modesta viene arrestata e nel carcere con Nina l’incanto della lirica diventa quasi religioso. Modesta è bella, “nobile” e ha vergogna di defecare in una stanza con altre donne che la guardano. Nina, che la conosce appena, la prende in braccio, la rassicura, la coccola, la ama e nel dolore nasce questo dialogo: Su alzati e non pensare a me, fa conto che non ci sono, che sono cieca e sorda: guarda come faccio bene la cieca e la sorda, anche la zoppa sapevo fare nelle recite. Volevo fare l’attrice quando ero piccola… Ma che c’è che mi tieni? Che c’è? hai dolore? No, no, e che forse ridendo o il massaggio che m’hai fatto… Oh, Nina che vergogna, mi scappa!, non posso muovermi, mi scappa! E ti disperi? E’ ‘na fortuna! Appoggiati al mio braccio. Meno male che non pesi! Ecco qua levati le mutandine… no, non me ne vado, non c’è bisogno di aggrapparti così… Lasciami i fianchi, non me ne vado ma tu liberati per carità, non ti trattenere, si può morire di blocco intestinale. Copla di quel “non trattenere” o del calore che suoi fianchi comunicavano alle mie braccia, mi lasciai andare affondando il viso fra le sue cosce… Io mi liberavo e lei in piedi mi accarezzava i capelli sussurrando: – Brava di mamma, brava, falla tutta, tutta che ti salva.!.. – E, cosa che non avrei mai potuto immaginare, nel lasciarmi andare un godimento più dolce del rosolio e della lingua di Tuzzu mi fa ora piangere e sospirare non di vergogna ma di piacere, ripetendo: – Nina, Nina non mi lasciare…

L’amore nel tenersi stretti ed amarsi così come solo gli esseri umani possono fare, nelle parole così come nei sentimenti e nelle passioni che travolge il copro e la mente. Nina è Modesta, Modesta é Beatrice, Tuzzu, Carlo, suo figlio Prando e Joyce, è l’insieme di tutt’uno che non sottomette, che lascia liberi di pensare, di agire, di navigare nelle acque sconfinate della città di Catania. La presenza della protagonista è la vita che deve toccare, deve fare l’amore con tutti quelli che ama, deve essere un’arte, una gioia, la voglia di camminare, di volare, di nuotare anche nella gelosia di Joyce. Il suo amare è armonia non è restrizione, la sua voglia di conoscere le persone e le loro vite è così grande che vuole succhiare ogni momento per essere piena, satura fino alla noia: A parte… no! non a parte, perché i sensi seguono l’intelligenza, e viceversa, mi pare che ci si innamora perché con il tempo ci si annoia di sen stessi e si vuole entrare in un altro. […] Si vuole entrare in un “altro” sconosciuto per conoscerlo, farlo proprio, come un libro, un paesaggio. Infatti poi, quando lo hai assorbito, ti sei nutrito di lui fino a che è diventato parte di te stesso, ti ricominci ad annoiare. Tu lo leggeresti sempre lo stesso libro?

Tuzzu, Carmine, Carlo, gli uomini più semplici, sono la scoperta che la distingue da una radicale femminista. Infatti alla fine del libro, Domenico Scarpa, pubblica in parte una lettera che Goliarda Sapienza scrive all’editore Pautasso (quest’ultimo declina e rifiuta “gentilmente” la pubblicazione del libro con parole ostili). E’ stato duro per me – in questi ultimi dieci anni – assistere all’insano neofitismo che come un veleno (sicuramente istillato dal potere: dividere l’uomo dalla donna per sconfiggerli entrambi, tecnica antica usata anche per le razze, i lavoratori ecc) mi costringeva a contrastarle dentro e fuori di me. Sempre lotterò per l’amicizia fra l’uomo e la donna, pianeti così diversi e così simili, bisognosi l’uno della diversità dell’altra. Il libro ha bisogno di essere descritto o meglio letto, spolpato fino all’osso. Continuamente rileggere le frasi, le parole, la guerra che quando è finita qualcosa di peggio sta per iniziare, cosi come afferma l’autrice. Ma questo ha bisogno di un’altra recensione, meglio uno storico che possa scoprire la sua vocazione. Bisogna parlare ancora, perché troppo poco ho detto e scritto, perché troppo poco hanno detto e scritto di questa straordinaria donna. Modesta/Tuzzu dicono entrambi: Perché l’isola è donna come la luna. Come tua madre e mia madre che hanno la scienza di rubarti il seme e farlo germogliare nella loro carne. Giustamente mio padre e mio nonno ci hanno insegnato a temerle. [+blogger]

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