vico tronari e il suo maggiolone

L’odore di pioggia, nel quartiere, si sentiva di più di quello delle spezie usate dagli srilankesi. L’antica lava dei Vergini aveva ancora l’effetto di stordire la povera gente. Così come i cambiamenti, repentini e coriacei, che sembravano non attraversare i vicoli perpendicolari e nascosti. Immaginavo spesso dove era nato mio padre, al vico Tronari. Nove in un basso, una stradina che alla fine apriva le forche ad una cavità straordinaria: sotto creavano i fuochi d’artificio. Era un concentrato di miseria quel vicolo, tanto che la gente, per vivere, si era inventato il mestiere di benedire.

Mia zia una volta mi raccontò che la mamma (mia nonna), per racimolare qualcosa di soldi, si metteva seduta fuori al vicolo e ad ogni persona che passava “buttava una benedizione”, in cambio riceveva qualche centesimo. Mio padre, spirito libero ed inquieto, appena raggiunta la maturità degli anni, partì per la Germania. Un posto di metalmeccanico l’aspettava. Fu così che al primo impatto sul lavoro si bruciò la testa e il dorso, risparmiando cosce e culo. Dopo la convalescenza, lavorando sodo, riuscì a comprare un maggiolone Volkswagen nero.

Tornato in Italia, dopo circa 5 anni, la sua “mirata” auto si distrusse dopo poco tempo; al pari di “Serafino” e della sua decapottabile rossa fiammante, per le strade della Sanità quel Maggiolone era un lusso ed averla, per di più nuova, equivaleva quasi ad un tradimento. Ma la povertà non lasciava mai le sue prede, per essere ricchi bisognava avere la stoffa. L’auto era da signori, così come saper parlare un’altra lingua. Un giovanotto nato a vico Tronari non poteva avere una Volkswagen e contemporaneamente usare un accento straniero. Era uno smacco troppo forte per la beneamata società.

Fu così che mio padre, assieme ai fratelli e la mamma (mia nonna), ripopolarono Vico Tronari, mostrando sempre di più l’ingenua ignoranza dei pochi studi fatti (una quinta elementare sudata nel collegio), e ripossedendo con piena facoltà e volontà la sua vecchia miseria, intrisa di sogni, di speranze, di passioni e finanche di ambizioni. Era proprio uguale a tutto quello che gli altri avevano o dicevano di avere, non c’era nulla di diverso, nulla era differente, se non fosse stato per quel Maggiolone Volkswagen nero che per molti aveva rappresentato la vita, la ricchezza, la diversità… così come la morte. [+blogger]

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...