turismo non …

Il quartiere Sanità, da diversi anni, ha puntato la sua strategia economica sul turismo, il turismo di massa. Ora invece, con il Covid in casa, tutti si lamentano, soprattutto chi, come il nostro rione, ha puntato sullo spritz e sulla tarantella. Roberto Benigni, ricordando Massimo Troisi, afferma: Con lui ho capito tutta la bellezza di Napoli, la gente, il suo destino, e non m’ha mai parlato della pizza, e non m’ha mai suonato il mandolino. Ecco, tutto il sapere di una frase, di un ricordo, trasforma un’intera complessa macchina economica in un semplice pensiero. Così deve funzionare la nostra economia, cosa molto difficile da realizzare. Ma i discorsi generali li lascio agli esperti, e mi concentro invece sulla nuova possibilità. E’ possibile il cambiamento? Sì, ma in che modo? Che tipo di trasformazione si deve attuare per non mettere i poveri contro altri poveri? Finchè c’è il guadagno, ci sono gli interessi, lo slogan morte tua vita mia è sempre in auge. Quindi? I migliori economisti, anche in questo secolo, ancora ci perdono la testa.

Giovedì l’altro, passando per la via Sanità ho notato che in una pizzeria, con tavoli all’esterno, alcuni turisti cantavano assieme ai camerieri un’antica canzone napoletana. Non era “‘O sole mio”, né “‘O surdate nammurato”, ma una vecchia canzone che per caso ho ascoltato anni fa a casa di uno studioso di musica partenopea e del sud Italia. La canzone si intitola “Il Ciuccio de cola”. Tutti ridevano, perché il signore che suonava la chitarra imitava il ciuccio camminando e chinando la testa e in parte le braccia. Qualcuno mi ha detto: “non è goffo, imita una macchietta”. Quest’ultimo, altro termine incomprensibile, mi ha sorpreso.

In effetti quello che mi ha sempre disarmato di fronte agli stereotipi del turismo di massa è l’effetto omologazione che tutti intraprendono forse inconsapevolmente. Non è conoscenza ma “caccia al turista”. Chi più ne ha più ne metta indipendentemente dal resoconto o dall’immagine che suscita il contrasto. Quando il rione ha puntato ad un ritorno al passato non ha considerato che oltre al folclorico c’è l’arte; il passato se considerato attraverso la sua gente è appunto arte, se invece pensato per l’economia è folclore. Questi due termini, cosi come in precedenza ho già scritto, non hanno capacità di collaborare, l’uno esclude l’altro. Il linguaggio, come le considerazioni, hanno formato una mentalità che intende guadagnare su “‘O sole mio” e ignorare, per le ragioni di cui sopra, “Il ciuccio de cola” oppure, altra canzone antichissima, “Lo cocchiere d’affitto”.  I tempi cambiano si può dibattere giusto, ma se non cambiano la nostra percezione, i nostri sentimenti, l’umanità va sempre nella stessa direzione. Il quartiere Sanità può solcare questa nuova frontiera, finora non l’ha fatto, peccato, può essere non un modello ma una rivoluzione che ritorna. [+blogger]

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