Per dirla tutta di Maradona riservo una parte andata della memoria che, se non fosse per il tripudio generale, sarebbe passato come passa una qualsiasi situazione programmata. Quando ho sentito della sua morte ho provato qualcosa che non so come definire, ma ci provo: incertezza?, Imbarazzo?, disorientamento? Per poco, per fortuna, ma è stata questa la reazione. Provo a pensare a quando avevo 8 anni. La Campania, Napoli, il rione Sanità, la gente che provava paura e disorientamento per il terremoto del 23 Novembre del 1980. I terremotati, i containers, la distribuzione dei viveri, l’incertezza, “polvere e ferro” all’esterno e all’interno dei palazzi sgarrupati, miliardi rubati e disoccupazione, camorra, dignità e malaffare, la squadra del Napoli quasi in serie B.
Adesso provo imbarazzo per la morte di Maradona, così come provo imbarazzo quando leggo le cronache dell’epoca; l’incertezza attanagliava il popolo napoletano, umiliati nel disprezzo e nella repressione, votavano il politico “migliore” che vendeva sangue infetto senza imbarazzo. Il disorientamento della vita, mai così critica, si era manifestata in tutta la sua drammaticità, così come l’intera palazzina di Poggioreale crollata come cartapesta: morirono tutti, non si salvò nessuno. In questo clima arrivava Diego o Masaniello. Chi allucca grand dulore sente! E allora allo stadio si doveva gridare sempre di più, si dovevano spaccare i timpani, sgranare gli occhi, si dovevano vendicare tutti quei morti, quei misfatti e quelle ipocrisie dettate da Cutolo e i suoi cinquemila affiliati. Io non ho amato Maradona perché era il più grande giocatore di calcio al mondo, a me Maradona era solo simpatico, ma quando è morto Mercoledì scorso, ho provato di nuovo quel disprezzo e quello sgomento che per anni (ma forse non è ancora finito) i napoletani hanno provato leggendo le cronache o guardando i telegiornali dell’epoca.
Il 10 Maggio del 1987 ero allo stadio. Il mio amico Nando, tifosissimo, aveva un biglietto per la curva B. Il padre si era ammalto e Nando non voleva andare da solo allo stadio. Accettai con riserva, ero stato pochissime volte al San Paolo. Non so come, ma alcuni conoscenti della via Santa Maria Antesaecula, seppero del biglietto volante, una folla fuori casa mia per accaparrarsi con quote stratosferiche quel pezzo di carta. Nando non volle sapere nulla. “O vieni tu oppure lo regalo a mio zio”. Prendemmo la vespa 50 e insieme ad atri due amici, andammo a Fuorigrotta. Dopo la gara con la Fiorentina la gente impazzì, così come impazzirono, sotto la muffa delle infiltrazioni d’acqua, intere famiglie del rione Sanità che ancora aspettavano, dopo otto anni, che qualcuno venisse a tirarli fuori dal quel tugurio di abitazioni traballanti. I soldi se li erano già mangiati. I Containers di San Gennaro dei Poveri, dovevano ospitare 80 famiglie, ma più di 150 occuparono il luogo, dovevano rimanere per pochi mesi quelle lamiere, invece rimasero per anni. Perché amo Maradona? perché la radio e la tv, così come le cronache di tutto il mondo, parlavano di Napoli e di una città che un capopopolo aveva preso in consegna. Non un riscatto o una rivendicazione, ma la sola e semplice compostezza che la storia poteva e doveva riservarci. [+blogger]
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