il coraggio di dire la verità

Ieri i nuovi poveri erano definiti camorristi, oggi i camorristi sono i nuovi poveri. E’ una battuta di pessimo gusto, ma bisogna avere il coraggio di dire la “verità”. Perché le virgolette? Perché la verità non la conosco, perché prima dico delle bugie, poi ritratto la verità ed infine affermo tutto e il contrario di tutto. Oggi leggo una notizia che mi ispira una riflessione “napoletana”: due quindicenni in Piemonte (Alessandria), sono in fin di vita, si sono sparati entrambi. Ieri ho letto su repubblica dell’agguato (Napoli) al padre di un minore che fu ucciso dalla polizia qualche mese fa. Ammazzato di fronte ai tre figli minorenni, uno di anni sette. La giornalista conclude così l’articolo: A un certo punto qualcuno dice al più piccolo di quei tre minori di provare a riposare, di mettersi a letto. L’ultimogenito, 7 anni, rivendica il suo stare lì, a sentire e a vedere. Replica (in napoletano): « Hanno sparato ’a pateme », hanno ucciso mio padre. Il codice già vuole che faccia l’uomo.

Non ho intenzione di difendere nessuno, voglio solo cercare di capire di più quelle bugie, quel “contrario di tutto” di cui ho scritto sopra. Commento la seconda notizia, deducendo alcune ipotesi. Ecco la prima: Il padre dei minori ammazzato all’inizio di quest’anno, come scrive la giornalista, “forse la sentenza di morte contro Caiafa senior è la punizione per un passo falso, o il “prezzo” di un ammanco, o una partita di droga non condotta in porto.” Seconda Ipotesi. Il Padre dei minori ammazzato forse voleva uscire dal tunnel, dopo la morte del figlio, ed è per questo che l’hanno freddato. Terza Ipotesi. I parenti stretti hanno cercato di convincere Ciro a lasciare la malavita, ma quest’ultimo non ne ha voluto sapere. Quarta Ipotesi. I figli hanno cercato di redimerlo senza successo. Quinta ipotesi. Forse lui voleva uscire in punta di piedi dall’organizzazione. Sesta ipotesi. Forse voleva diventare un boss dopo l’uccisione del figlio. Settima ipotesi. Forse stava progettando di fuggire con i suoi cari ecc. Tutte assurdità o tutte verità? Quanti significati ha questa scena maledetta?! E quella dei due minori che si sono sparati in Piemonte? Non c’è giustizia che regga di fronte ad una mano armata. Ma allora perché devo definire una “napoletanata” quello che hanno fatto i due minorenni sinti a Sale in provincia di Alessandria? Perché, e a chi giova scrivere che (parlando di un bambino di 7 anni), Il codice già vuole che faccia l’uomo? Le parole pesano come un macigno, le parole hanno distrutto, o peggio, come in quest’ultimo caso, hanno teso le mani all’indifferenza. I politici da anni marciano nella disperazione delle etichette sociali, in quel possiamo ma se non ci aiutate tutto è vano.

Ripenso a quel discorso così argomentato che De Crescenzo fa verso l’attore Nunzio Gallo mentre chiede il pizzo, nel film Così parlò Bellavista. Crea l’effetto che il regista vuole dare, crea quel misto di repulsione e di vendetta contro qualcosa che a tutti è indifferente. Descrivo testualmente la scena. “Bellavista rivolgendosi a un camorrista, gli chiede: “Ma siete nato a Napoli?” – “Si perché? – “A Napoli, Napoli o in provincia?” – “Di Napoli centro. Songo nato n’copp e quartieri.” – “Da genitori stranieri?” – “No, da genitori napoletani. Ma perché mi state facendo quest’interrogatorio?” – Perché mi sembra strano che un napoletano, un uomo d’amore, possa essere così spietato contro un’altra persona da minacciarla di morte solo per motivi di danaro.” – “Pruffessò ma voi dove vivete, Napoli non è più quella di una volta, qua ci sono duecentomila disoccupati che si muoiono di fame.” – “Sentite a me questo fatto dei disoccupati che si muoiono di fame non mi ha mai convinto. Ai tempi miei non si contavano i disoccupati, si contavano gli occupati perché si faceva prima. Conosco tanti disoccupati che si arrangiano ma non per questo vanno ammazzando la gente.” – “E’ chest’è gente senza coraggio!” – “Voi invece siete coraggiosi. La notte mettete una bomba sotto una saracinesca e vi sentite degli eroi. Magari al piano di sopra ce sta nu povero vicchiariello che dorme, che c’appizz’a pelle, ma vuie che vene importa, voi siete disoccupati, avete l’alibi morale.”

Il discorso continua e forse non fa una piega, è giustissimo. Se, nel trattare la generalità del caso, De Crescenzo non ci avesse aggiunto “i disoccupati” ma i criminali, l’indifferenza avrebbe avuto un altro impatto. Questa discrepanza tra lo stereotipo e la verità (quale verità?), ha radici lontane che a Napoli incommensurabilmente si è dilatata ed è rimasta sospesa. Dietro, o nella sua molteplicità di significati, non si guarda mai, perché Napoli (o il sud) “così è se vi pare”. Pirandello forse l’ha fatto, l’ha fatto Eduardo che pure si arrabbiava perché nessuno voleva riconoscere che i poveri esistevano veramente. Insomma la regione Piemonte non è camorrista, ma due minori che si sparano è napoletano. Come si può pensare di sparare qualcuno per non farlo morire in un agguato? Bisogna chiederlo a Gilbert Keith Chesterton che, in quanto a paradossi, è ineguagliabile. Anche il discorso sull’indifferenza non ha mai convinto nessuno, ma i significati non possiamo dedurli tutti dai nostri giudizi, non possiamo scrivere che un bambino di sette anni ha già un codice omertoso. Non lo sappiamo. Se lo chiediamo al piccolo (a chiunque), potrà mentire, dire la verità o dire tutto e/o il contrario di tutto. Il ragionamento di Bellavista, così come quello della giornalista, hanno convinto parte dei politici, degli intellettuali e soprattutto della gente comune. E’ stato il discorso che per anni ha etichettato il quartiere Sanità. Oggi però con l’arrivo del turismo di massa, sembra tutto affievolirsi intorno ad un modello esportabile di “virtuosismo napoletano”. Il concetto dare/avere non ha solo un significato economico, esso ha anche un significato solidale. Soltanto che il primo premette di definire l’indifferenza, l’estrapola dal discorso umano creando merce, buona per evidenziare ogni assioma e sottrarre ogni responsabilità. Concludo l’articolo con un detto napoletano, che in questo caso mi sembra opportuno: “‘o problema è di chi so crea”. [+blogger]

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