Nel bosco di Capodimonte non si può più far nulla. Sono andato qualche settimana fa, assieme alla mia famiglia. Premetto che sono un assiduo frequentatore del parco: ci vado da più di 40 anni. Sono andato da piccolo con mia mamma, assieme alle mie sorelle, un thermos di maccheroni, il pallone supersantos e la voglia correre e divertirmi in un luogo straordinario. Ci sono andato con i miei amici, ogni domenica, a giocare nello stadio della rotonda, che somiglia tanto al Diego Armando Maradona. Ho vissuto da piccolo in una casa di circa 30 metri quadri, all’interno di un palazzo fatiscente. L’unico modo per giocare erano le scale o il piccolo pianerottolo che divideva gli appartamenti. Il Real Bosco è la mia libertà e quella dei mie amici e parenti. Ma da qualche tempo il bosco sembra privatizzato.
L’altra domenica sono con i miei bambini, di 4 e 8 anni. Due bici, tre mascherine, una bottiglia d’acqua e un lenzuolo da stendere sul l’erba. Appena entriamo si avvicina un guardiano che dice: “sulla bici i bambini non possono andare”. Gli chiedo il perché e mi risponde “perché ci sono stati incidenti”. Mi giro e vedo un grosso pullman entrare esattamente dove sto entrando io. Gli chiedo. “ma questo non è più pericoloso delle bici”? Subito dopo passano altri guardiani (tre in tutto), su un’auto elettrica molto grande. Scorazza tranquillamente. Chiedo sempre al signore che mi ha fermato: “Se questi investono un bambino, lo ammazzano!”. Mi dice che i piccoli possono andare in bici nel bosco, ma che nel parco è proibito, non può farci nulla, ordini superiori.
Entro nel bosco e vedo una bellissima carrozza, con un bellissimo cavallo nero, che galoppa tranquillamente con dei turisti vestiti per l’occasione. Vanno a fare il giro del parco e del bosco. Mi viene voglia di urlare. Urlo invece quando vedo un segnale di divieto vicino ad uno dei viali: Area Esclusivamente Pedonale – si prega di condurre le bici a mano. Cerco un altro guardiano, quello che sosta vicino al cancello dell’entrata del Bosco. “Ma perché mio figlio che ha 4 anni e una bici piccolissima, non può giocare? siamo forse in un’ area privata?”. L’altro mi stigmatizza con sospetto. Ormai nel Parco sei guardato a vista. C’è anche un guardiano con la sua bici. Certo mia figlia può distrarsi mentre quel guardiano ha un sensore nel cervello che gli blocca le cosce e le mani, sicuramente sa frenare meglio di me e dei miei bambini.
Il parco è bellissimo, il museo anche. Gli alberi sono bellissimi, i cessi perfino sono bellissimi. Ma allora cosa sta succedendo? Il bosco è sempre stato bello perché è sempre stato “anarchico”. Chi ha vissuto come me, in una piccolissima casa e con genitori poveri, sa cosa significa stendersi con un telo sull’erba, mangiarsi i maccheroni, guardando il panorama o gli aerei che ti sfrecciano sulla testa. Le partite di pallone mi hanno rallegrato, non ho fatto altro da bambino. Tutta la settimana a pensare come giocare nella rotonda. Un sollievo. [+blogger]
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