In un palazzo di vico Cangiani si erano organizzati bene per la raccolta differenziata porta a porta. Un piccolo condominio di dieci case. Visto che i pianerottoli erano piccoli, avevano pensato di posizionare i bidoni nel cortiletto. Gli abitanti avevano anche trovato un accordo con un disoccupato del primo piano. Ogni sera scendeva e metteva i bidoni fuori. La mattina faceva la stessa cosa, rientrandoli. Per la signora Maria che abitava all’ultimo piano era una ottima soluzione, in cambio di 5 euro settimanali. Anche per gli altri condomini il giovane disoccupato, oltre a guadagnare qualcosa, svolgeva un servizio utile per tutti. Avevano comprato, per gli interni, dei piccoli recipienti di colore azzurro, giallo, verde e bianco. Il giovane ritirava direttamente fuori all’abitazione sia della signora Maria, sia di Nicola che aveva un problema serio alla gamba sinistra. Avevano pianificato bene nonostante la “paura” iniziale, quando non sapevano come farla e in che modo interagire con gli operatori ecologici. Ma dopo poco, tutto era passato e per circa un anno le cose andarono perfettamente.
Poi un giorno il giovane vide che non avevano ritirato la carta. Riportò tutto di nuovo dentro e la sera rimise i bidoni con la plastica, ma anche quelli non furono ritirati dagli spazzini. Nel palazzo iniziò una lunga conversazione sul perché di quel mancato ritiro. Ma neanche il vetro persero la settimana dopo. Il piccolo cortile iniziò a riempirsi. Non c’era quasi più spazio per passare, nonostante il disoccupato facesse l”impossibile per recuperare e ammassare tutto sotto il muro. Una riunione straordinaria a casa della signora Maria, vide la partecipazione di tutti gli inquilini, compreso Nicola. La risposta nessuno seppe darla. C’era una sola domanda che tutti facevano? Dove dobbiamo mettere la differenziata? Chiamarono un capogruppo della Municipalità. Poi un assessore, e in fine il presidente in carica. Inviarono una pec al Comune e, in copia, anche al dirigente della ASIA. Il cortile era ormai stracolmo di plasticavetrocartalegnoumidosecco. Di sua spontanea volontà, in un atto disperato e pieno di autostima, il disoccupato decise di andare direttamente a palazzo san Giacomo. Aveva fatto diverse foto con il cellulare. Voleva che il sindaco o qualche altra persona sapesse cosa stavano vivendo gli abitanti di vico Cangiani.
Non lo fecero entrare senza un appuntamento. La sorte volle che l’assessore al decoro passasse proprio in quel momento. Il disoccupato eludendo la sorveglianza si posizionò di fronte all’uomo e gli mostrò le foto del cortile. Dopo averle guardate con attenzione disse: Il problema non è solo il vostro. La differenziata è fallita perché molta gente non la sa fare oppure non la fa bene. Sai cosa abbiamo trovato in una campana della plastica? La testa di un pesce spada. Anche gli stati uniti hanno ormai rinunciato. E’ un peccato, ma non possiamo farci nulla.
Il disoccupato riferì ogni cosa ai condomini che, con molta amarezza, dovettero accettare l’ingiusta sentenza. C’era solo un altro piccolo problema da risolvere, visto che i bidoni della spazzatura sotto casa erano stati tolti. La domanda era la seguente: Dove dobbiamo mettere l’immondizia? Nicola, Maria, il disoccupato e gli altri ci pensarono bene. Questa volta era una questione ancora più delicata. Per mesi non seppero rispondere alla domanda. Non sapevano proprio come fare. Non c’erano soluzioni. La soluzione, gli abitanti del palazzo di vico Cangiani, la stavano ancora cercando. Per tutto il quartiere non esisteva una campana che indicasse il materiale da riciclare. Ma finalmente un giorno aprirono un’isola ecologica, in verità era aperta da tempo, ma pochi se n’erano accorti. In estate, dopo circa un anno di assenza, la raccolta porta a porta fu ripristinata. La gioia del disoccupato e di tutto il vicolo, era al settimo cielo. C’era ancora un altro piccolo problema che assillava la comunità Cangianese: “se sospendono di nuovo la raccolta?”. [+blogger]