Zellone era il soprannome che gli affibbiarono. Era sempre sporco. Quando passeggiava aveva un’andatura sinusoidale. Aveva le gambe un po’ storte come un giocatore di pallone. Non era alto, ma aveva dei bellissimi capelli biondi. Nonostante avesse 18 anni, sembrava un uomo di 30. Aveva anche un altro modo particolare di camminare: la testa gli andava a sinistra e a destra; penzolava, anzi, fluttuava nell’aria come la campana della basilica di san Severo. Era un visitors, un eroinomane. Parlava poco, guardava chiunque con introspezione e curiosità. Se gli facevi una domanda non rispondeva quasi mai e, quelle poche volte che lo sentivo parlare, più che esprimersi sembrava che rigurgitasse. Non aveva genitori né fratelli. Nessuno sapeva di chi fosse parente. Era un ragazzo che veniva da un altro mondo. Era uno straccione, aveva mani e braccia sporche. Non mangiava mai, fumava come un turco e si iniettava veleno abbassandosi dietro le auto parcheggiate vicino alla saracinesche.
Era uno dei tanti drogati degli anni Novanta. Un giorno lo vidi camminare con un signore che vestiva di jeans e aveva una maglietta color porpora. Mi sembrava un delinquente. Zellone gli stava di financo e l’uomo ogni tanto gli metteva la mano sulla spalla. A un certo punto gli diede un bacio sulla guancia e gli aggiustò i capelli consunti. Fece segno che doveva tagliarseli. Avviarono una specie di discussione muta fatta di segni e di smorfie con la bocca e con le mani. Sembravano due clown. Quell’uomo era strano, aveva degli occhi piccoli e il viso lungo. Entrambi si diressero verso piazza Sanità. Ero incantato da Zellone. Mi sarebbe piaciuto averlo come amico. Ma lui non mi guardava mai. Per contro più volte lo vidi passare con quel signore che gesticolava. Forse non era italiano. Forse era la lingua che piaceva parlare al ragazzo. Forse erano amanti o magari padre e figlio.
Passò un po’ di tempo e non riuscì più a vederli. Era strano, eppure li incontravo quasi ogni giorno. Erano entrambi spariti nel nulla. Forse erano veramente di un altro pianeta. Quanti visitors ha visto passare il rione? Quanti ne ha visti seduti per terra, sdraiati sotto le auto, sui marciapiedi, nella metropolitana, sotto il ponte della Sanità? Zellone però era sparito del tutto. Vidi il suo ritratto appeso in un angolo dell’altare. Nella chiesa, detta del Munacone, vidi anche l’uomo che avevo più volte incontrato con lui. Questa volta non aveva vestiti di jeans. Era inginocchiato davanti alla foto. Lo guardai attentamente e mi accorsi che aveva il colletto bianco. Piangeva. Mi avvicinai senza esitare un attimo. Io avevo pressappoco l’età di Zellone. Mi guardò. In quello sguardo riconobbi gli stessi occhi del ragazzo che guardavano chiunque con attenzione. Dopo pochi secondi l’uomo mi appoggiò la sua mano sulla spalla. [+blogger]