[s]modello sanità

C’è un modello Sanità, spesso ne parla repubblica Napoli, un modello da esportare nel sud Italia. Bene o male, le pietre storiche che abbiamo nel rione sono state rivalorizzate. Percorsi turistici ad hoc. Murales in quantità. Feste pagane e notti bianche. Invenzioni gastronomiche ecc.

Alcuni fatti negli ultimi dieci anni. Il rione Sanità è un quartiere a rischio con i suoi 45mila abitanti. L’ospedale san Gennaro è stato chiuso. Il presidio di pronto soccorso è diventato psaut. Pochi anni prima il reparto di maternità è stato restaurato per poi  smettere di funzionare. In verità tutta l’ala sinistra del nosocomio, con i suoi diversi reparti, è stata soggetta di ammodernamento.

Tra poco chiude la Scuola Caracciolo. Un tempo contava circa 1000 iscritti. Una scuola dotata di una piscina, alla via s. Maria Antesaecula, ha ospitato i terremotati dell’Ottanta. Dopo il disastro, la scuola è tornata più efficiente di prima. (Gli alunni arrivavano anche dalla provincia). Altro presidio di legalità che va a farsi benedire. Oggi il Caracciolo è vuoto, impressionante per uno come me che ha vissuto la maturità di un istituto sempre attivo… e così mi è venuta voglia di rimettersi a studiare.

Qualche anno fa alla via Arena alla Sanità c’era il Banco di Napoli. C’era una volta… poi è scomparso nel nulla. L’ufficio postale, invece, nel quartiere non c’è mai stato. Anche se c’è l’insegna, una saracinesca e una porta blindata, ci sono soli 12mq per accogliere la gente, soprattutto vecchietti che ritirano la pensione: ai Colli Aminei ne hanno una di circa 400mq, e sono solo un quinto degli abitanti della Sanità.

Anche l’Istituto “La Palma” sta per chiudere (se non ha chiuso già), e i suoi 80 ospiti sono mandati allo sbaraglio.  Tempo addietro c’era, alla via Cristallini, il mendicicomio, un complesso bellissimo che ospitava la povera gente. Lì si dormiva, si mangiava, si giocava a carte e, soprattutto, si curavano i malati. Oggi hanno buttato le chiavi di questa struttura. Chi di competenza non sa che pesci pigliare.

Negli anni Ottanta/Novanta c’era Mario Valentino alle Fontanelle: un palazzo tutto di vetro con centinai di operai ed impiegati. C’era anche Don Pablos, altra fabbrica di scarpe con i suoi 50 e passa operai. Da anni non ci sono più.

“Congiuntura sfavorevole o non, la rinascita deve partire”. Per ora la comodità è sola per i turisti. Essi rimangono incantati delle bellezze storiche ed artistiche. Stiamo costruendo un percorso a ritroso. Attualmente si sta espropriando un luogo nell’indifferenza generale. “Anzi, ci copiano”. Ma cosa? Copiano il nostro degrado? Trent’anni fa nel quartiere c’era una offerta di sevizi di maggior condivisione, oggi condividiamo lo stupore del tedesco che filma i resti tardo antico.  Se la regola non è cambiata ancora, il benessere di un luogo si vede dalla capacità di offrire servizi ai suoi abitanti. Attualmente, viste le argomentazioni di cui sopra, quali aspettative posso rintracciare in questo nuovo [s]modello Sanità? (Parte seconda) [+blogger]

10 commenti Aggiungi il tuo

  1. sara ha detto:

    Il benessere? Quale forma arcaica si sta insinuando nel quartiere? Un posto dove non ci sono i presidi essenziali per gli abitanti, é un posto che prima o poi si SPOPOLERA’. I TURISTI vedranno un altro paese fantasma.

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  2. Igor ha detto:

    Questo é un discorso che va affrontato a parte. Certo é incredibile che nessuno ne parli. É il solito modo per nascondere le incapacità politiche. Viviamo in un mondo a rovescio.

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  3. Ciccio ha detto:

    Una analisi che fa comodo tacete sopratutto ai media. Devo dire la verità che dopo aver letto quest’articolo ho incominciato a vederci chiaro anche io. Chi non è dentro le cose non riesce con la sola informazione “parziale” ad avere una maggior consapevolezza. Una domanda: per accade tutto questo? È perché in questo periodo? È una finta rivoluzione? È invece una rivoluzione a metà? Oppure è una rivoluzione sui generis? Grazie.

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  4. lorenza ha detto:

    Le parole d’ordine delle nostre Amministrazioni sono: riqualificazione, rigenerazione urbana, lotta al degrado………….ma si rimane in superficie. Si ridipingono i muri dei palazzi, ma non si spinge lo sguardo oltre quei muri. Non si guardano le persone che affollano quei palazzi (a meno che non si sia in campagna elettorale; allora sì, si va persino a stringere la mano di quei “disperati”, con false promesse e sorrisi finto-innocenti stampati su volti tutti uguali).
    La riqualificazione è fatta solo di “muri di cartapesta”. I servizi? Nella logica dell’efficientismo stanno evaporando. Del resto, se abiti in un rione degradato………….non sarà che te lo sei meritato?

    Ma attenzione…….forse stiamo diventando come Alice e in questo percorso a ritroso………… troveremo il “nostro mondo sottosopra”.

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    1. Nino Caiafa ha detto:

      Non avevo letto che eri tu Lorenza, ti assicuro che pensavo fosse uno dei tanti cittadini del rione Sanità. È pazzesco. Ma ti assicuro che del “modello” Sanità si fa un gran parlare per nascondere le incompetenze. Anzi, più che nasconderle renderle normali, prorpio come chi ha il potere di imporre una legge. Grazie #pilastrosanità

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