L’ultimo disegno realizzato nel rione Sanità (in poco più di 3 anni, trenta e più murali sono stati fatti in questo quartiere), è stato finito pochi giorni fa: un abbraccio lungo tutta l’altezza dell’ascensore del ponte Maddalena Cerasuolo. In piazza Sanità, con quest’ultimo, ci sono ben 3 mastodontici disegni sui muri e un altro, di dimensioni ridotte, chiude il quadro di quella che può considerarsi la rivoluzione avviata circa 10 anni fa. Ma è opportuno parlare di rivoluzione oppure di moda? E’ una domanda che adesso non ha ancora una risposta definita.
L’articolo precedente spiega chiaramente (ma già più volte, su questo blog, sono stati pubblicati articoli simili), l’involuzione che ha avuto il rione in questi anni, cosicché mentre avanza il turismo, mentre avanzano gli splitz, arretrano i presidi di legalità e di crescita culturale. Mentre negli anni addietro l’arretratezza del rione si vedeva e si toccava (e direi si sentiva anche), oggi essa è celata sotto questo marasma di iniziative che, se pur nel principio d’onestà, hanno l’obbiettivo di nascondere i reali problemi del quartiere.
Una strana fenomenologia psicologica s’innesca, anche negli animi più nobili, quando il senso generale della gente crede, come in questo caso, in una rinascita immediata e in un riscatto senza limiti. Nella teoria è un bel leggere, nella pratica invece qualcosa sfugge. In questo caso stanno sfuggendo le definizioni di pubblico e di privato, di bello e di brutto, di pluralità e di unicità, di passato e di presente. In questa rivoluzione c’è una trasfigurazione del senso comune, un qualcosa che nasconde involontariamente il dilemma, un messaggio che rende tutto omogeneo e normale. Un riscatto a tutti i costi sacrificando la parte più decorosa del quartiere.
Un bene? Un male? E’ evidente che la fenomenologia della ricchezza fa saltare tutti i gli schemi connessi; il nuovo (ma è veramente così nuovo?) subentra e spazza via il vecchio (ma è veramente così vecchio?); l’ottimismo sostituisce il pessimismo ed ogni azione o dimostrazione verso il quartiere è da considerare (seppur normale che sia) evento eccezionale, salvifico, insindacabile. Se un commerciante qualsiasi, di sua iniziativa, attacca centinaia di cappelli colorati che formano una specie di arcobaleno, se si disegnano sulle facciate dei palazzi murali giganti, se si invitano persone a suonare e ballare per la strada (vecchia trasfigurazione del Pazzariello napoletano), se si addotta una aiuola, una strada, un’area oppure un parco esso non può prescindere da un solo giudizio o da una sola presupposta utilità. Una “rivoluzione” si dice tale, quando ha in se i germogli di legalità che sono univoci, i germogli di un pensiero condiviso e di una ricchezza condivisa. Per adesso, utopia era, utopia è. [+blogger]
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Il modo più corretto per nascondere i problemi reali è negarli o far finta che non esistono. E’ pur sempre un modo per risolverli.
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Una connessione specifica e vecchia che ogni volta si ripresenta facendo credere che ha caratteristiche nuove e importate per la “felicità”. Una commistione di falsità che primeggia soprattutto nel nostro paese. Si ripresenta sotto forma di autentica complicità e svanisce per poi riapparire costruendo il marcio partendo dalle sue stesse ceneri. (anonimo)
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Assa fa’
Espressione che assume molteplici significati nella lingua napoletana a seconda dei contesti.
Noi abbiamo lasciato fare al cappello azzurro a quello rosso a tutti i colori… E questa è una buona cosa se non fosse che il cappello sempre cappello è…e quando è venuto il momento se ne è fottuto perché quello che interessa al cappello so ‘e sord’. Ho perso un ‘amico’ grande mariuolo oggi lo definisco cosi ma anche un nano sulle spalle dei nani perché non vede oltre. Eppure sembrava un idealista un sognatore. Io vado oltre vado altrove si puo dire che ho abbandonato una terra la Sanità che è una bella terra. Con questa voglio anche giustificare il mio non esserci alle belle persone che purtroppo sono la maggioranza schiacciante. Siete nei miei occhi e nel mio cuore.
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Grazie per l’articolo, come sempre senza remore, come piace a noi. Semplicemente non esiste una rinascita e una salvezza che usi il linguaggio e i metodi della classe dominante. Chest è. E questa idea terribile che tutto quello che appartiene alla borghesia è simbolo di rinascita mentre tutto quello che appartiene al proletariato è decadenza… Che poi se proprio vogliamo parlare, la rinascita del proletariato si basa su concetti seri, sull’idea di un cambiamento politico radicale, non su buffonate del genere.
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