murali sotto casa

Il quartiere zeppo di murali. Belli o brutti che siano, interpretazione a parte, la curiosità di trasformare questo luogo in qualcos’altro è tanta, troppa direi, per gli stessi gusti degli eroi di turno. De Magistris stamattina ha ribadito che “siamo un esempio”. L’ha detto anche a Bologna, nel rione Il Pilastro, parlando di Napoli.

Torno ai Murali. Un trittico. A vico Lammatari ce ne sono due, il primo è postato in copertina. L’ultimo, la famiglia, alla via Sanità, un po’ prima del ponte. Al centro, del vico di cui sopra, l’uomo che suona il pianoforte. L’attenzione l’ho posta sulla foto che ho scattato. Una donna in ginocchio. Qualcuno ha equivocato: “le sta facendo un pompino, beato Maradona”. Premetto che vedere in ginocchio qualcuno/a non mi è mai piaciuto, fare sesso va bene, ognuno sceglie la posizione che più l’aggrada.

Questi murali mi piacciono molto, ma l’arte in qualche modo va spiegata, soprattutto se pubblica, se ti esponi così tanto in un rione a rischio e se l’immagine crea diverse interpretazioni. Ecco perché ho chiesto direttamente all’autore, Alex Senna. Gli ho domandato il significato, soffermandomi soprattutto sulla donna in ginocchio. Mi ha risposto in inglese spiegandomi: “sono stato invitato da Bosoletti; poi sono andato alla Casa del Monacone; rappresentano una famiglia italiana, mista, mostrano la diversità di ciò che accade in zona; un uomo al pianoforte e una coppia con una posa drammatica sono la rappresentazione di ciò che ho osservato nella Sanità”.

Quest’ultima spiegazione non mi è molto chiara, sarà l’interpretazione in inglese, visto che ha usato il termine dramatic, termine teatrale, ma che si può spiegare anche nel vero e proprio dramma. Alla domanda “se quella è una posizione erotica” non ha risposto e, se lo farà, postando sul blog una ulteriore spiegazione, la sua arte sarà per me un po’ più comprensibile. [+blogger]

13 commenti Aggiungi il tuo

  1. Angela ha detto:

    In effetti anche a me ha dato l’impressione di una posizione sessuale. Nella mano della donna c’è un uccello , così sembra, che in un primo momento avevo scambiato per un contraccettivo. 🙂

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  2. mi firmo questa volta mic. ha detto:

    arte o non arte queste opere sono belle, non capisco perché chiedere spiegazioni. ma è mai possibile che bisogna dare un significato ad ogni cosa? Ogni forma di espressione resta tale, e se non ha significato rimane una “cosa”. La puoi guardare e riguardare. Il resto lo fanno le nostre sensazioni.

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  3. Giuseppina Ottieri ha detto:

    Mi chiamo Giuseppina Ottieri e sono il presidente dell’associazione che ha curato gli interventi di arte partecipata nel rione Sanità fin dal primo murale, Luce.
    Lo preciso per un senso di responsabilità e per rispetto all’esigenza di chiarezza che intuisco in chi ha scritto questo articolo.
    Aggiungo anche che tutti gli interventi artistici sui muri della Sanità sono nati in primo luogo dall’amicizia e dall’affetto che lega me agli artisti coinvolti, i quali hanno fatto dono delle loro opere a un quartiere da cui sono stati accolti sempre con grande passione.
    Finora ho sempre scelto di non intervenire in discussioni nate intorno alle opere realizzate o agli artisti o al progetto in sé.
    Tuttavia, mi viene segnalato che, oltre a essere molto noto nel quartiere, l’autore di questo blog condivide con me un pezzo di storia della Sanità legato agli anni germinali in cui Peppe Rassello seminava quella luce che oggi godiamo.
    Lo studio che con lui ho in comune della filologia, quell’amore per la parola e per il particolare, ci ha insegnato a costruire significato a partire anche solo da pochi frammenti, con l’onestà di non tradirne il senso.
    Come nelle lettere, e certo ancor di più attraverso le immagini, l’artista costruisce nient’altro che un’architettura leggera, dotata di pareti immaginarie, e resta come in attesa di un ospite sconosciuto.
    Se accetterà l’invito, sarà quest’ospite ad animare con il suo cuore e le sue risorse interiori quel luogo e a riempirlo di senso.
    A maggior ragione perché è arte pubblica, questa casa è di tutti.
    E ognuno la abita come può e come sa.

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    1. Antonio Caiafa ha detto:

      Grazie per aver commentato. Come immaginavo, sotto il profilo culturale, le critiche lasciano il tempo che trovano; ma la curiosità, non so quale termine usare, resta comunque. Senna non ha spiegato bene questo murale, mentre per la “famiglia” alla via Sanità, ha usato giuste definizioni. Non mi interessa “se è o non è scandalosa”, mi preme identificare la donna in ginocchio. Comunque le sfumature dell’arte sono tante e sicuramente mi è sfuggito qualcosa.

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  4. Laura ha detto:

    l’amicizia e l’affetto che legano delle persone non credo possa essere motivo sufficiente per creare delle opere di questa portata. A maggior ragione che si tratta di opere pubbliche, anche se effimere, dovrebbero essere scelte e condivise non dico da tutti ma almeno da una buona parte della gente del posto. Soprattutto se parliamo di opere fatte su edifici di grande valore storico, come la basilica della sanità. Detto questo anche a me non è molto chiaro il senso, e visto che si tratta di immagini che il quartiere si ritrova davanti agli occhi ogni giorno credo sarebbe opportuno spiegarle. grazie

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  5. Mario ha detto:

    Leggo una lunga e sterile discussione sul fb. Na cosa nun capisco? Ma perché e’ murales hanno piacè pe forza? hahahahahaahahaha

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  6. Teresa ha detto:

    L’arte è emozione, esula da qualsiasi spiegazione. Almeno così dovrebbe essere.
    Mi emoziona un fiore, un filo d’erba dove non te lo aspetti, un tramonto improvviso, un’ imnagine, una canzone o una poesia vissuta con un certo stato d’animo. Così come mi ha emozionato il primo murales, Luce, discreto, non invasivo e col viso dei bambini che popolano il nostro quartiere ( e sono ancora tanti, una risorsa per fortuna). Passi anche il murales in negativo affianco a la Tenda, ma poi, sempre a mio modesto avviso, il troppo stroppia. Stroppia un murales su una parete di una basilica del ‘700 ( ma si e osato pure su una del barocco napoletano) e quello accanto alla chiesa di San Severo, secondo me non ha senso. Ho molto viaggiato, ultimamente mi è capitato di visitare molte capitali europee e lavorare nella nostra di capitale: mai mi sono imbattuta in ostentazioni così evidenti da sembrarmi, sinceramente, più marcature di territorio che opere (d’arte) ad emozioni funzionali. I murales li vedo più da periferia urbana: la Sanità per me è centro storico. Oppure forse si è preso troppo alla lettera la scena di Totò in Signori si Nasce: un puttino e una colonna, una colonna e un puttino…’ ma quella era una parodia di ben altro, forse a qualcuno è sfuggito.

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  7. Giuseppina Ottieri ha detto:

    Voglio precisare che il mio intervento è riferito al merito dell’articolo, che è l’interpretazione di uno solo dei dipinti realizzati sui muri del quartiere Sanità.
    Su tutte le altre questioni, come i permessi ottenuti e documentati, il processo con cui sono stati costruiti con le persone del quartiere, i fondi utilizzati e tutto il resto che vi può venire in mente e che non siete stati capaci di vivere in prima persona mentre accadeva o di trovare pubblicato in maniera trasparente attraverso molti media pubblici, sono a disposizione per fornire chiarimenti.
    Sono sicura che lo sono anche tutti gli abitanti del quartiere che ci hanno sostenuto.
    Detto questo, l’arte di strada è effimera. Presto i murales scompariranno, insieme agli intonaci cadenti che li hanno sostenuti. Con buona pace di tutti.
    Resterà tutta la bellezza che hanno contribuito a costruire.

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  8. sara ha detto:

    Gentile signora Ottieri trovo la sua risposta molto presuntuosa. Lei continua a sostenere un concetto di bellezza del tutto personale che necessariamente dovrebbe essere sostenuto solo perché senna o bosoletti hanno accettato di fare “dono” della loro arte al quartiere. In ogni caso é vero, l’arte é effimera…le opere andranno via menre gli intonaci resteranno cadenti, così come tutto il quartiere. Gli eroi di turno avranno avuto il loro momento di gloria per poi scomparire, così come voi con i vostri fondi

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  9. Giuseppina Ottieri ha detto:

    Gentile Sara, io non mi riferivo alla bellezza delle opere realizzate, su cui è possibile avere pareri discordanti, ma alla bellezza umana che si è messa in moto intorno ad esse e che a Lei evidentemente è sfuggita.
    D’ora in avanti mi tiro fuori da questa insensata discussione.

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  10. Lea ha detto:

    Sign.ra Ottieri, non vedo nessuna insensatezza in questa discussione, anzi mi sembra piu’ che lecita. Mi sembra lecito che si chieda il “perché” e il “come” sia nata un’iniziativa e se davvero quest’ultima rispecchi la volontà della maggioranza degli abitanti del quartiere, che sono portati a “goderne” o a “subirne ” la presenza quotidianamente. Certo, il blog non puo’ essere considerato un campione rappresentativo, ma questa bellezza umana messa in moto dalle opere dell’artista, l’hanno percepita davvero tutti? Se é davvero sicura che la bellezza umana che si é messa in moto da queste opere, ( ma che é sfuggita ad alcuni probabilmente) leggittimi la loro presenza , allora ne abbiamo discusso e abbiamo trovato una risposta … Ma mi lasci comunque dire che trovo molto presuntuoso definire questo tipo di discussione insensata. E’ forse insensato chiedere il significato di azioni pubbliche? Si parla tanto di politica ed urbanistica partecipata, pero’ poi si reagisce definendo ” insensata” una discussione pubblica sulle azioni intraprese in un quartiere?

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