un docente e un giornalista

Una docente mi ha chiesto come mai alla Sanità nessuno parla della camorra. Mi ha anche detto che ha fatto diverse interviste e che nel quartiere ha trovato una forte resistenza. Perché la gente del posto non vuole affrontare questo discorso? In fine, mi ha fatto l’ultima domanda: non sei contento che il quartiere è pieno di turisti? Ho provato a rispondere malvolentieri. Se risfoglio i giornali passati (quelli nazionali e soprattutto, quelli locali), ogni volta che si legge un articolo, non è mai per cause diverse dalla criminalità. Milioni di parole scritte per definire un rione malavitoso. La stessa cosa se vado a riguardare i tg nazionali. Negli anni Settata e Ottanta, i capozona della Sanità. Negli anni Novanta, sodalizio criminale. Nel Duemila, lo spaccio di droga. Nel Duemila dieci, la lotta scissionista. Nel Duemila venti, l’omertà e l’omicidio di un innocente. Cinquant’anni di parole che hanno identificato la gente del quartiere.

Agl’inizi degli anni Novanta, quando mi iscrissi ad una scuola serale per lavoratori, il mio professore d’italiano non poteva credere ai suoi occhi. Vedere un ragazzo della Sanità appassionato di letteratura e di storia, era incredibile rispetto a tutto quello lui aveva sentito dire e letto. Ricordo un giorno in particolare. Mi disse: “dimmi la verità, i tuoi genitori non sono di Napoli?!”. Non avevo ancora capito perché la mia normalità era così strana.

L’altra domanda, per ora, è un po’ meno complessa. Del vertiginoso aumento dei turisti nel quartiere ne parlano solo gli altri. Nel senso che non ho ancora ben chiaro (si fa per dire*) cosa stia succedendo, mentre chi non abita nella Sanità, sembra che sappia realmente tutto. Infatti a parlare sono le persone che meno conoscono il quartiere. La stessa identica cosa che succede quando si discute di camorra.

A Gennaio del 2014, il giornalista Pietro Treccagnoli, sulle pagine de Il Mattino, scrisse: “Alla Sanità, se passeggi, se ti guardi attorno, sgamano subito che vieni da fuori. Cercate qualcuno?, domandano con un sorriso stirato i ragazzi in motoretta. Non si capisce se è gentilezza o controllo del territorio. Sei sospetto, soprattutto perché non sei straniero. Hai la stessa pelle loro e perfino il medesimo accento. Potresti essere una guardia. Occhio. Non ti mollano. Poi sembra che sono andati via ma li trovi fermi, davanti ad un bar. Scompaiono. Poi ricompaiono affacciati ad un balcone e ti guardano beffardi. Infine, sono seduti in una Smart, ti passano accanto, aprono il finestrino per farsi riconoscere. Prendiamola come una scorta non richiesta, ma necessaria. Alla sanità ti ammali e puoi farti male. Ma se sei innocuo, esci sano come sei entrato”.

Alla Sanità, da diversi anni, si aprono i percorsi comodi per i turisti e si chiudono i luoghi necessari per gli abitanti. Basti pensare alla chiusura dell’Ospedale San Gennaro e della scuola Caracciolo; del consultorio e dei parchi giochi; dell’ufficio postale e della banca; e degli uffici del Comune ecc. ecc. Se a parlare e ha sapere sono gli altri, le domande che mi sono state rivolte non hanno risposte. Se la paura non basta a zittire gli animi, ci pensano le accuse o la fantasia, come il pezzo citato dell’articolo. La mia potrebbe essere connivenza presunta. Si. E’ tale perché nell’immaginario collettivo si continua a rappresentare quella tessa normalità che aveva visto il mio professore di italiano. Eppure non è difficile scrivere un pezzo così articolato e ben strutturato, come quello di Treccagnoli. [+blogger]

Questa la risposta che pubblicai e inviai al giornalista e al quotidiano napoletano . https://quartieresanita.com/2014/01/31/il-mattino-vergini-e-cinesi/  

*Articoli:

gentrificazione o gentrification

il miglio sacro

turismo e qualità della vita

la percezione del modello sanità

cerco casa alla sanità

sanfelice o santander

notte bianca o bianchissima

una storia falsa

6 commenti Aggiungi il tuo

  1. Brezza d'essenza ha detto:

    Bel pezzo! E bella risposta al giornalista…
    Intanto pensavo all’Ospedale San Gennaro: un luogo deserto, sembrava ormai un ambulatorio, ma trovai un dottore molto buono e competente che mi ha seguita per quasi un anno… che peccato che il San Gennaro sia stato chiuso…

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    1. Antonio Caiafa ha detto:

      Purtroppo sono stati chiusi moltissimi luoghi. I servizi alla popolazione scarseggiano miseramente. Da quando il turisti hanno invaso la Sanità, si sono aperti gli spazi per quest’ultimi e ignorati gli spazi degli abitanti. Un po’ come è successo con la città di Venezia.

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      1. Brezza d'essenza ha detto:

        Vero… che tristezza e quanta amarezza

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  2. Brezza d'essenza ha detto:

    E comunque camminare alla Sanità non mi ha mai fatto paura, anzi! Non so se sia perché anche io vengo dalla periferia. È curioso ed è vero il fatto che la gente ti guardi, perché non sei del quartiere… ma secondo me non ti guarda con senso di superiorità, più per curiosità e magari diffidenza.

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    1. Antonio Caiafa ha detto:

      A me non è mai capitato che qualcuno del luogo mi guardasse in modo particolare. 50mila abitanti sono tanti per formare una comunità di conoscenti. Grazie per aver letto e commentato. Ho visto il tuo blog, molto esteso. 😉

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      1. Brezza d'essenza ha detto:

        Questo pure è vero!

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